Codice di Comportamento per un Campus Sostenibile -17/02/2017

1.       INTRODUZIONE

Molte delle minacce alla sostenibilità ambientale (riscaldamento globale, inquinamento atmosferico, scarsità d’acqua, riduzione della biodiversità) hanno origine nel comportamento delle persone e possono essere significativamente ridotte modificandolo. Tali cambiamenti sono necessari poiché anche l’efficienza energetica che deriva dall’upgrading tecnologico tende ad essere superata dal aumento globale dei consumi.

Numerose azioni che compiamo ogni giorno a casa, così come al lavoro negli spazi del Politecnico, e che appaiono irrilevanti se considerate singolarmente, possono avere conseguenze significative sull’ambiente quando sono ripetute nel tempo da un elevato numero di persone.

Oltre alle soluzioni tecniche ed organizzative, l’elemento fondamentale per ottenere un ufficio ecocompatibile è l’utilizzo corretto delle risorse, legato al comportamento dei singoli dipendenti.

Il Codice ha lo scopo di promuovere comportamenti utili a ridurre le spese e l’impatto ambientale conseguenti alle nostre azioni. Si tratta di elementari suggerimenti relativi al consumo di risorse (per il contenimento dei consumi e la riduzione degli sprechi), alla gestione dei rifiuti (per limitare la produzione dei rifiuti e per assicurare la loro corretta raccolta differenziata) e alla mobilità sostenibile (incremento uso trasporto pubblico).

Qualsiasi sia la dimensione della struttura d’Ateneo in cui operiamo, molte sono le iniziative che possono essere messe in campo per aumentare l’efficienza ambientale del nostro spazio e fare la differenza.

Si tratta di azioni che ognuno di noi può mettere in atto quotidianamente e singolarmente, per le quali l’impegno richiesto è molto limitato, oppure, analizzando la gestione del proprio ufficio, identificare possibili miglioramenti e diffondere il cambiamento in collaborazione con i propri colleghi. Se i suggerimenti proposti ci sembreranno banali e scontati, ricordiamoci che l’efficacia della nostra azione dipenderà dalla loro costante e generale applicazione.

2.       RISPARMIO ENERGETICO

La prima fondamentale regola per risparmiare energia, applicabile a tutti i dispositivi, è anche la più banale: non si accendano se non se ne ha bisogno!

a.       Computer

Un tipico computer da ufficio acceso per 9 ore al giorno arriva a consumare fino a 175 kWh in un anno. Impostando l’opzione di risparmio energetico il consumo scende del 37%, con un risparmio di anidride carbonica (CO2) emessa in atmosfera di circa 49 kg.

Un monitor 14” (a colori, a tubo catodico) in un anno arriva a consumare 135 kWh: stimando che, in media, si usi attivamente il PC per 4 ore al giorno, se si spegne quando non utilizzato si può arrivare a risparmiare oltre 65 kWh.

I monitor LCD (a cristalli liquidi) utilizzano in media il 50% – 70% in meno di energia rispetto agli schermi CRT (a tubo catodico) convenzionali. Da studi recenti sui nuovi monitor e i personal computer emerge che uno schermo LCD a 15” consuma il 30% di energia di uno schermo CRT a 15”, e che il consumo energetico di un LCD di 17 “ equivale a circa il 50% di un CRT a 17”. Questo vantaggio tende a diminuire man mano che gli schermi LCD diventano più grandi.

                                 i.      Cosa può fare ciascuno di noi

–   Quando si fa una pausa, la si conceda anche al computer e al monitor: si può attivare la funzione stand-by o da tastiera o dalle impostazioni del sistema operativo. Ad esempio su Windows®: da Start – Pannello di Controllo – Opzioni Risparmio Energia, si può regolare il tempo di spegnimento del monitor, della disattivazione dei dischi rigidi o della modalità standby o sospensione del PC. In alcuni casi non è disponibile la funzione “risparmio energia”; si possono allora impostare le funzioni di risparmio energetico del solo monitor cliccando sull’icona “schermo” anziché su quella “risparmio energia”.

–   L’eliminazione di qualsiasi “salvaschermo” (screen saver) disattiva il segnale del monitor e permette un reale risparmio di energia.

–   Se non si utilizza il PC per un lungo periodo di tempo, è opportuno spegnerlo.

–   Alla fine della giornata di lavoro, staccare la spina del computer: il PC è uno di quegli elettrodomestici che assorbe una potenza elettrica anche da spento; una potenza che può variare dai 3W a 6W a seconda dei modelli, con una spesa annua che può variare da 28 euro a 56 euro per ogni singolo PC.

                                ii.      Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–   Acquistare computer che rispettino le versioni più aggiornate dei criteri stabiliti dal programma europeo Energy Star.

–   Osservare il GPP (Green Public Procurement).

b.       Stampanti

Una stampante da ufficio può arrivare a consumare ben 63 kWh per anno di energia elettrica, che corrispondono alle emissioni di 48 Kg di CO2  emessa nell’ambiente.

Scollegando la stampante fuori dall’orario di ufficio, i consumi possono scendere a 48 kWh, con un risparmio di CO2 emessa di circa 12 Kg e di una quantità di polveri sottili paragonabili a quelle emesse da un motore diesel Euro IV in circa 210 km di percorrenza.

Solo l’8% del consumo energetico complessivo è dovuto alla fase di stampa, mentre il rimanente 49% è “speso” nella fase di stand-by e il 43% in quella di spegnimento (con la spina inserita, naturalmente!).

                                 i.      Cosa può fare ciascuno di noi

–   Spegnere la stampante, dell’ufficio o di rete, alla fine dell’orario di ufficio.

–   Utilizzare ogni volta che è possibile la modalità di stampa a bassa risoluzione (“economy”,“draft”, o “bozza”).

–   Stampare, per quanto possibile, tutti i documenti in un’unica sessione: si evita che la stampante debba ogni volta raggiungere la temperatura adeguata per la stampa.

–   Prima di stampare un documento, usare l’opzione “Anteprima di stampa” per vedere se l’impaginazione e l’effetto visivo è quello desiderato.

–   Quando possibile, ridurre i margini della pagina e la dimensione del carattere.

–   Dovendo commentare un documento condiviso, invece di stamparlo, si lavori in formato elettronico, utilizzando la funzione “Commento” (es. usando MS Word dal menù “Inserisci” “Commento” permette di inserire un commento nel testo).

–   Prima di stampare un documento accertarsi che sia veramente utile: un po’ di tempo dedicato a una lettura veloce “a video” faranno risparmiare in termini di carta ed energia!

                                ii.      Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–   Acquistare stampanti che rispettino le versioni più aggiornate dei criteri stabiliti dal programma europeo Energy Star.

–   Osservare il GPP (Green Public Procurement).

–   Ridurre il numero delle stampanti individuali e aumentare quello delle stampanti in rete.

c.        Fotocopiatrici

Secondo le definizioni ASTM  si possono individuare cinque fasi di uso distinte della fotocopiatrice, ognuna con differente consumo di energia: 1) fase di copia (massimo consumo); 2) fase di standby (immediatamente dopo la copia, quando la fotocopiatrice è pronta per quella successiva); 3) fase “energy saver”, con un consumo minore che in standby; 4) fase di riscaldamento, che prepara la fotocopiatrice a esser pronta per la copiatura (il 75% del consumo energetico complessivo avviene in questa fase); 5) collegata alla rete elettrica, ma spenta (in questa fase l’assorbimento di potenza elettrica medio di una fotocopiatrice è spesso superiore a 30W).

Una fotocopiatrice media può arrivare a consumare in un anno fino a 1800 kWh, determinando l’emissione in atmosfera di circa 1400 kg di CO2. Impostando le opzioni per il risparmio energetico e usando maggiori attenzioni nell’utilizzo, come quella di scollegare l’apparecchio dalla presa quando non utilizzato per molto tempo, si può ridurre il consumo energetico di circa il 24%.

                                 i.      Cosa può fare ciascuno di noi

–   Se la fotocopiatrice non possiede l’opzione di standby automatico, ricordare di inserirlo sempre dopo il suo uso.

–   Alla fine dell’orario di ufficio è opportuno spegnere la fotocopiatrice e sconnetterla dalla rete, specialmente se rimane inutilizzata per lunghi periodi, come ad esempio i fine settimana e le festività.

                                ii.      Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–    Acquistare fotocopiatrici che rispettino le versioni più aggiornate dei criteri stabiliti dal programma europeo Energy Star.

–    Osservare il GPP (Green Public Procurement).

d.       Ascensore e illuminazione

L’illuminazione assorbe fra il 20 e il 40% dei consumi elettrici nel settore terziario. Accendere 10 lampade da 100 Watt per un’ora comporta l’emissione in atmosfera di 0,80 kg di anidride carbonica.

Con il nostro comportamento possiamo ridurre il consumo energetico dell’ascensore per una quota compresa tra il 20 e il 75%. Ogni volta che non usiamo l’ascensore risparmiamo circa 0,05 kWh.

                                 i.      Cosa può fare ciascuno di noi

–    Utilizzare la luce diurna, ove possibile, al fine di ridurre l’utilizzo della luce artificiale.

–    Calibrare l’illuminazione in base alle reali necessità: spesso è sufficiente utilizzare il 50% dei neon disponibili, specialmente nelle giornate di sole.

–    Spegnere le luci; abituarsi a spegnere le luci rimaste accese nei locali non occupati in modo permanente (sala riunione, bagni, …).

–    Evitare di usare l’ascensore tutte le volte che si può, facendo invece le scale a piedi.

                                ii.      Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–    Pulire le lampade e le apparecchiature sporche. Lampade e apparecchiature pulite possono massimizzare l’efficienza luminosa. Le lampade, in genere, richiedono la pulizia ogni sei/dodici mesi, a seconda della zona in cui sono installate.

–    Utilizzare un’illuminazione più efficiente. Sostituire le vecchie lampade a incandescenza con tubi fluorescenti compatti a risparmio energetico. Questi utilizzano meno di un quarto dell’energia di una lampada tradizionale e hanno una durata 10 volte superiore.

–    Ridurre gli apparecchi illuminanti. Rimuovere alcune lampade negli spazi comuni quali corridoi, aree per uffici aperti, dove possibile. Questa azione riduce in modo immediato il consumo energetico senza compromettere il comfort visivo.

e.       Climatizzazione

I consumi riguardano sia i combustibili per il riscaldamento che l’energia elettrica per gli impianti di condizionamento e il sistema di distribuzione dei fluidi impiegati nel processo di climatizzazione. Si è stimato che in alcuni uffici il consumo di energia elettrica per la climatizzazione può costituire circa il 25% dei consumi elettrici complessivi. I generatori di calore presenti negli edifici pubblici funzionano generalmente con potenze termiche che vanno da 30 kW a 350 kW e, a secondo della zona climatica, sono accesi per 10/12 ore al giorno nel periodo di riscaldamento (complessivamente, dal 1 novembre al 15 aprile dell’anno successivo).

Il consumo energetico per il riscaldamento corrisponde mediamente al 30% dei consumi energetici totali di un edificio, e determina l’emissione in atmosfera di una quantità compresa tra circa 675 e 7.875 Kg di CO2 all’anno a secondo della potenza termica del generatore (considerando l’utilizzo del metano come combustibile per il riscaldamento).

La temperatura indicata dalla legge per il periodo di riscaldamento è compresa, negli ambienti adibiti a ufficio, tra 18°C e 20°C. E’ stato calcolato che per ogni grado in meno di temperatura richiesta nella stagione in cui è necessario il riscaldamento, si può risparmiare in modo considerevole.

                                i.      Cosa può fare ciascuno di noi

–    Ricordare che in estate la differenza tra la temperatura raccomandata interna agli edifici e quella esterna non dovrebbe superare i 7°C. Differenze eccessive tra temperature esterne ed interne ai locali possono favorire l’insorgenza di malesseri e patologie acute (ad es. raffreddori estivi e invernali o dolori muscolo-scheletrici o reumatici).

–    In inverno, evitare di aprire le finestre se fa troppo caldo: se si può, regolare il termostato per abbassare la temperatura.

–    In estate, tenere le finestre chiuse quando è acceso l’impianto di condizionamento.

–    Se si usano sale riunioni saltuariamente, ricordare di spegnere il riscaldamento/condizionamento a fine riunione.

–    In inverno, tenere le porte chiuse, per evitare che il calore si propaghi in ambienti che non è necessario riscaldare.

–    Qualunque sia il tipo di radiatore, non ostacolare la circolazione dell’aria, pertanto non coprire i radiatori con “copri-termosifoni” o tende.

–    In estate, regolare il climatizzatore sul consumo energetico ottimale e comunque accenderlo solo se necessario. Inoltre, a più basse velocità di ventilazione, la quantità di aria trattata è minore e quindi viene meglio raffreddata e soprattutto maggiormente deumidificata, con conseguente maggiore sensazione di benessere.

                                ii.      Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–    Installare termostati efficienti in ogni ambiente climatizzato.

–    Utilizzare combustibili non fossili per il funzionamento degli impianti.

 

3.       RIDUZIONE USO RISORSE

a.       Riduzione consumo carta

Il consumo di carta bianca si è andato diffondendo con il maggior utilizzo delle apparecchiature elettroniche, in quanto fax, fotocopie e stampe (anche non necessarie) sono oramai considerate una necessità in tutti gli uffici.

E’ utile riflettere su alcuni dati. Per produrre una tonnellata di:

–    carta da cellulosa vergine occorrono circa: 15 alberi – 440.000 litri di acqua – 7.600 KWh di energia elettrica;

–    carta riciclata occorrono: nessun albero – 1.800 litri di acqua – 2.700 KWh di energia elettrica.

Il risparmio di carta e l’uso di carta riciclata sono quindi comportamenti assolutamente rilevanti per la sostenibilità ambientale.

i. Cosa può fare ciascuno di noi

–    Prima di stampare un documento accertarsi che sia veramente necessario.

–    Stampare e fotocopiare entrambe le facciate del foglio, usando la funzione fronte/retro, se presente.

–    Usare, ove possibile, l’opzione di “stampa multipla” (2 o più pagine del documento per ogni facciata del foglio).

–    Prima di stampare un documento, controllare l’opzione “Anteprima di stampa” per verificare se l’impaginazione e l’effetto visivo sono quelli desiderati.

–    Sostituire la carta con risorse informatiche (es. bozze in forma elettronica con stampa delle sole versioni definitive). Molto spesso capita di dover commentare un documento condiviso: invece di stamparlo, sarebbe utile lavorare in formato elettronico, utilizzando la funzione “Commento” (es. usando MS Word dal menù “Inserisci” – “Commento” permette di inserire un commento nel testo).

–    Riutilizzare i fogli di stampa scartati e stampati solo da un verso per bloc-notes, stampa di bozze, supporti per lucidi.

–    Riutilizzare, ove possibile le buste per la corrispondenza interna applicando un’etichetta adesiva sull’ indirizzo originario.

–    Recuperare per il loro riutilizzo le buste imbottite.

–    Privilegiare l’uso della posta elettronica per mandare messaggi o lettere anche ufficiali: si risparmierà busta, francobolli e carta. L’invio dei messaggi per e-mail ha infatti lo stesso valore giuridico poiché ne esiste una copia nell’archivio elettronico: la e-mail ha lo stesso valore legale di una lettera.

–    Non stampare le e-mail se non veramente necessarie, e comunque evitare di stampare anche tutta la “coda” (informazioni sulla privacy, controlli di antivirus, testo della e-mail precedente).

–    Evitare di impostare margini di stampa molto ampi e ridurre il carattere di stampa.

–    Quando un documento “sfora” di poche righe nella pagina successiva cercare di ridurre qualcosa e stampare una pagina in meno.

–    Cercare di fare sempre il giusto numero di copie dei documenti, senza eccedere inutilmente.

–    Eliminare l’uso della pagina iniziale del fax ove possibile, inserendo il nome del destinatario direttamente nel corpo del fax stesso.

–    Utilizzare opportunamente le apposite sale riunioni attrezzate di videoproiettori e personal computer per i partecipanti, che rendono possibile la piena fruibilità di documenti in formato elettronico e consentono quindi di evitare la riproduzione di cospicui documenti cartacei.

ii. Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–    Definire e privilegiare procedure interne informatizzate per la produzione, trasmissione e consultazione di atti e documenti dell’Ente.

–    Comprare carta e altri prodotti a base di fibre riciclate, cellulosica e di legno con caratteristiche ambientali pari a quelle previste dal marchio Ecolabel (marchio di qualità ecologica assegnato dalla UE ai beni aventi minor impatto ambientale) o da altri marchi equivalenti, e provenienti da foreste gestite in modo sostenibile (marchi FSC o PEFC).

–    Acquistare stampanti e fotocopiatrici in grado di operare con modalità fronte/retro e con compatibilità al funzionamento con carta riciclata al 100% (anche nel caso di uso intenso di stampa in fronte/retro).

–    Prevedere sale riunioni attrezzate con videoproiettori e personal computer per i partecipanti, che consentono la piena fruibilità di documenti in formato elettronico per limitare la riproduzione cartacea dei documenti stessi.

b.      Riduzione consumo acqua

Usare l’acqua in modo responsabile. Risparmiare acqua è possibile. Il modo migliore per risparmiare acqua è quello di non darla mai per scontata.

Piccole azioni quotidiane possono portare ad un utilizzo consapevole del bene acqua.

Il consumo italiano di acqua potabile di una famiglia media è di circa 200 metri cubi all’anno, ma solamente una minima parte è utilizzata per bere e cucinare. Un rubinetto aperto eroga 6-10 litri di acqua al minuto. 50 persone attente a tale consumo possono risparmiare oltre 1 milione di litri di acqua all’anno. Un rubinetto che gocciola può sprecare fino a 90 litri d’acqua al giorno (32.850 in un anno!), cambiare la guarnizione è sicuramente più economico e genera notevoli vantaggi sull’ambiente.

Questa voce non influisce in modo significativo nella vita di ufficio, ma è comunque importante imparare a far sì che questa risorsa non venga sprecata.

i.Cosa può fare ciascuno di noi

Bere l’acqua del rubinetto. L’Italia è tra i maggiori consumatori di acqua minerale in bottiglia al mondo, 8 volte la media mondiale (dato 2007). Questo significa:

–    oltre 1 milione di tonnellate di anidride carbonica (CO2) emesso per la produzione e il trasporto;

–    l’utilizzo di circa 6 miliardi di bottiglie ogni anno, che ha un impatto ambientale ed economico. L’acqua potabile al rubinetto ha limiti di concentrazione di alcune sostanze (arsenico, nichel, vanadio) più restrittivi di quelli previsti per le acque imbottigliate ed è molto controllata (vengono effettuate più analisi al giorno), e, infine, è buona, sicura e molto meno costosa di quella in bottiglia.

–    Evitare di lasciar scorrere l’acqua inutilmente in bagno controllando il getto quando la si usa per la propria igiene personale, chiudendolo quando ci si insapona o si spazzolano i denti e non lasciare rubinetti aperti o gocciolanti.

–    Usare correttamente lo scarico del water.

–    Segnalare tempestivamente ai responsabili ogni guasto ai rubinetti, agli scarichi, alle tubazioni esterne ecc.

ii. Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–    Applicare miscelatori d’aria nei rubinetti: chi usa il getto d’acqua non percepisce alcuna differenza, ma il consumo complessivo d’acqua si riduce dal 15% al 40%.

–    Installare, ove possibile e comunque negli edifici in ristrutturazione, WC con scarico a doppio tasto che consentono due differenti modalità di risciacquo con diversi quantitativi d’acqua: la riduzione dei consumi d’acqua per questa funzione si aggirano intorno ai 10 litri.

–    Installare serbatoi e impianti per la raccolta ed il riciclo dell’acqua piovana per l’irrigazione delle aree verdi o eventualmente, il riuso in una rete di acque grigie.

–    Effettuare periodici controlli sullo stato degli impianti idrici consente di verificare la presenza di eventuali perdite nella rete che rappresentano uno spreco di risorse anche economiche oltre che rivelare il possibile rischio di danni.

–    Far riparare tempestivamente le perdite dell’impianto interno. Un rubinetto che gocciola al ritmo di 90 gocce al minuto spreca 4000 litri d’acqua all’anno; un foro di un millimetro in una tubatura provoca, in un giorno, una perdita di 2400 litri di acqua potabile. Uno sciacquone che perde acqua nel water (anche in maniera impercettibile), scarica in un giorno oltre 2000 litri di acqua.

4.       SMALTIRE CORRETTAMENTE I RIFIUTI

Il concetto di sviluppo sostenibile si traduce prioritariamente nella necessità, ormai inderogabile, di calibrare i comportamenti e i consumi umani alla capacità di carico del pianeta, attraverso un’oculata gestione delle risorse naturali, specie quelle esauribili, al fine di evitarne lo spreco e il depauperamento. La cosiddetta “società dei consumi” è purtroppo rapidamente diventata la “società degli sprechi”, degradando velocemente nella “società dei rifiuti” producendo una perversa equivalenza: spreco di risorse = rifiuti.

Per evitare il collasso ambientale è necessario rivedere tempi e modi dello sviluppo economico. C’è bisogno di uno sviluppo che non si preoccupi solo dei problemi di un mercato globale sempre più “affamato” di qualità e quantità, ma che sia sensibile alle problematiche ambientali e s’impegni a promuovere un’attenta politica per il riciclaggio e il riuso delle risorse. E’ pertanto necessario riformulare il concetto di riciclaggio trasformandolo da quello che viene erroneamente giudicato come “un’antieconomica operazione di chiusura di ciclo produttivo”, imposto più da allarmistiche quanto sterili considerazioni di carattere ambientale, in un vero e proprio “processo produttivo ben pianificato”, da intendersi come risorsa economicamente conveniente.

La raccolta differenziata che mira al riutilizzo dei prodotti di scarto delle “attività umane” per poterne produrre di nuovi, produce diversi vantaggi a livello sia economico sia ecologico in quanto:

–    Favorisce il risparmio di energia e di materie prime;

–    Abbassa l’inquinamento in quanto l’uso di prodotti riciclati riduce il consumo di energia, richiedendo meno combustibili fossili e generando meno CO2 che viene rilasciata nell’ambiente;.

–    Riduce la quantità finale di rifiuti da smaltire che arrivano nelle discariche controllate;

–    Permette di smaltire in modo adeguato e controllato i rifiuti pericolosi;

–    Migliora la sicurezza degli gli impianti di smaltimento con minori rischi per la salute e per l’ambiente.

                                     i.            Cosa può fare ciascuno di noi

–    Riutilizzare: prima di acquistare un nuovo bene di consumo, è opportuno verificarne la reale necessità.

–    Aggiustare: prima di gettare un prodotto, è bene verificare la possibilità di ripararlo.

–    Vendere, donare, cedere: prima di ricorrere all’acquisto o allo smaltimento di beni durevoli (arredi, elettrodomestici, PC, etc.) è opportuno considerare la possibilità di riceverli da qualche collega oppure di rivenderli, donarli ad altri incrementando le pratiche di riutilizzo (anche parziale) del bene.

                                      ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–    Condurre campagne di informazione e sensibilizzazione (dibattiti, seminari, pagine web, mail informative, messaggi sms, etc.) da estendere al personale amministrativo e docente sui vantaggi e sulle potenzialità offerte da un corretto smaltimento dei rifiuti.

–    Allestire all’interno del Campus universitario un’isola ecologica adeguatamente attrezzata per effettuare la raccolta differenziata delle varie tipologie di rifiuti.

–    Identificare un infopoint (anche solo telefonico) per ricevere informazioni utili o supporto sulle corrette modalità di smaltimento e/o di riciclo delle diverse tipologie di rifiuti.

–    Studiare forme per la promozione e la incentivazione della raccolta differenziate attraverso gratifiche, premi, bonus, etc.

a.       Come smaltire correttamente i prodotti cellulosici (carta e cartoni)

In Italia vengono consumati all’anno circa nove milioni di tonnellate di prodotti cellulosici. Il 90% dei materiali in carta viene usato una sola volta e poi diventa rifiuto. Soltanto il 10% viene utilizzato per prodotti di lunga durata, come i libri. Di questi prodotti: il 64% viene riciclato, il 14% viene bruciato per produrre energia, il 22% serve per altri usi (nei caminetti) o finisce in discarica. La modalità più comune di smaltimento della carta e del cartone sono il riciclaggio oppure l’incenerimento insieme ad altri rifiuti se non viene effettuata una corretta raccolta differenziata dei materiali. Dal punto di vista economico, il riciclaggio è sicuramente meno oneroso dell’incenerimento. È ovvio che la carta riciclata non produce un pari peso di carta “nuova”, sicché per fare una tonnellata di carta nuova ci vuole normalmente e,  comunque in misura variabile a seconda degli impianti e del prodotto fabbricato,  anche una certa percentuale di cellulosa fresca proveniente da alberi, inoltre  il procedimento ha i propri costi economici, energetici e di inquinamento.

Il costo della materia prima riciclata è notevolmente più basso di quello della pasta di legno, i relativi scarti possono essere utilizzati come combustibile cogeneratore del vapore necessario al processo di fabbricazione e la produzione è meno inquinante.

Il riciclaggio riduce la quantità di rifiuti da trattare, i relativi costi di stoccaggio, lo spreco di spazio da destinare allo stoccaggio medesimo, l’inquinamento da incenerimento e ovviamente il consumo di alberi vivi; gli alberi impiegati per la produzione della carta provengono da vivai a coltivazione programmata dove vengono periodicamente tagliati e ripiantati. Si è stimato che grazie ad una tonnellata di materiale cellulosico di riciclo, è possibile salvare 3 alberi alti 20 metri.

La carta, se non inchiostrata, può anche essere sottoposta a una degradazione aerobica (compostaggio) assieme ad altri materiali di origine vegetale e/o animale per produrre un ammendante utile per l’agricoltura o per il recupero di suoli con basso grado di nutrienti naturali.

Quando non si riescono ad ottenere tramite il riciclo della carta e del cartone fibre con idonee caratteristiche fisico-meccaniche, è possibile ricavare la degradazione chimica finalizzata e produrre sostanze di uso industriale,come per esempio metanolo.

                                      i.            Cosa può fare ciascuno di noi

–    Inserire negli appositi contenitori della carta: fogli, quaderni, riviste, giornali, buste di carta, opuscoli, sacchetti di carta, cartone a pezzi, cartoncini di ogni tipo, documentazioni di archivi, registri, schede, tabulati, imballaggi in cartone ondulato o scatole di qualsiasi forma o misura, purché appiattiti (schiacciare le scatole di cartone e cartoncino per ridurne il volume).

–    Ricordare che i libri, le riviste scientifiche, i rapporti di ricerca, le vecchi tesi di laurea possono anche essere donati alle biblioteca, ai colleghi o agli studenti.

–    Evitare di inserire nei contenitori della carta tutti i materiali non cellulosi (che non portano la dicitura “totalmente riciclabile”): contenitori di prodotti pericolosi, carte sintetiche, carte fotografiche ed ogni tipo di carta, cartone e cartoncino che sia stato sporcato.

–    Separare giornali e riviste dai loro involucri di cellophane e togliere la “finestra” di plastica dalle buste da lettera prima di smaltirle negli appositi contenitori.

                                       ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–    Implementare il numero di contenitori per la raccolta della carta all’interno e all’esterno del Campus universitario;

–    Regolamentare e/o interdire all’interno del Campus la distribuzione di materiale pubblicitario a stampa, vietando volantinaggio a perdere;

–    Istituire apposti punti di raccolta per la carta fotografica non assimilabile ai materiali cellulosici.

b.        Come smaltire correttamente la plastica

La plastica rappresenta il 10-12% in peso ed il 20-25% in volume dei nostri scarti. Nessun organismo vivente è in grado di metabolizzarla, comportando una permanenza nell’ambiente di lunghissima durata. Inoltre, sottoposta a combustione, la plastica rilascia nell’atmosfera diverse sostanze tossiche e nocive, tra le quali la diossina. Riciclando PET, PVC e PE si ricavano nuovi prodotti, per esempio: da PET, PVC e PE si ottengono, oltre ai nuovi contenitori, fibre per imbottiture, maglioni e indumenti in pile, moquette, interni per auto o lastre per imballaggi; con il PVC riciclato si possono produrre tubi, scarichi per l’acqua piovana, raccordi e molti altri prodotti del settore edile; con il PE riciclato si ottengono nuovi contenitori per i detergenti di casa o per uso personale, tappi, pellicole per imballaggi, casalinghi e così via; con la plastica riciclata eterogenea vengono prodotte panchine, recinzioni, arredi per la città, cartelloni stradali.

                                    i.            Cosa può fare ciascuno di noi

–    Conferire i rifiuti di plastica negli appositi contenitori allestiti all’interno del Campus, facendo attenzione a ciò che è riportato sul contenitore stesso relativamente al tipo di rifiuto accettabile;

–    Ricordare che sono immediatamente riciclabili i prodotti che riportano il caratteristico simbolo (tre frecce a formare un triangolo) con all’interno il numero SPI (Society of the Plastics Industry) identificativo del polimero specifico (PE, PET e PVC);

–    Pulire e lavare i contenitori sporchi di plastica per favorire il processo di recupero.

–    Comprimere e schiacciare i contenitori in modo da ridurre il volume degli imballaggi in plastica.

                                     ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–    Aumentare all’interno del Campus e degli spazi dell’amministrazione e della didattica, il numero dei contenitori per la raccolta differenziata della plastica.

–    Installare macchine per il riciclo di bottiglie in plastica. Le macchinette danno “un punto premio” per ogni pezzo che viene introdotto e riciclato; tale sistema è già adottato con successo in Germania.

–    Introdurre progressivamente l’obbligo d’utilizzare stoviglie biodegradabili o riutilizzabili nelle manifestazioni patrocinate e/o organizzate dal Politecnico (buffet di rappresentanza, mensa universitaria, etc.),  incentivando immediatamente sul posto forme di riciclaggio dei materiali utilizzati.

–    Dotarsi, quando possibile, di tutti quegli accorgimenti utili alla riduzione dell’utilizzo della plastica per es. installare “boccioni” per l’acqua in sostituzione dei tradizionali distributori di bottigliette d’acqua in plastica.

–    Promuovere accordi con gli operatori della ristorazione presenti nel Campus o collocati nelle sue immediate vicinanze, per ridurre l’utilizzo di contenitori in plastica per uso alimentare come bottiglie, tovaglioli, posate, etc.

c.        Come smaltire correttamente l’alluminio

L’alluminio è un materiale che grazie alle sue caratteristiche si presta a numerose applicazioni e riutilizzi. E’ un materiale riciclabile al 100%. Una volta riciclato l’alluminio ha proprietà equivalenti a quello originario e può essere impiegato per nuovi usi. Il suo recupero e riciclo, oltre a evitare l’estrazione di materie prime (bauxite), consente di risparmiare il 95% dell’energia richiesta per produrlo partendo dalle materia prima;  per ricavare dalla bauxite 1 kg di alluminio sono necessari 14 kWh, mentre per ricavare 1 kg di alluminio nuovo da quello usato servono solo 0,7 kWh di energia. I più comuni rifiuti riciclabili di alluminio sono: lattine per bibite con simbolo “AL” o “alu”, barattoli in alluminio, bombolette spray per deodoranti, lacche private dai nebulizzatori di plastica, fogli di alluminio da cucina e involucri da cioccolata o dolci solidi, vaschette per alimenti, coperchietti da yogurt e similari.

                                   i.            Cosa può fare ciascuno di noi

–     Conferire i rifiuti di alluminio negli appositi contenitori allestiti all’interno del Campus, facendo attenzione a ciò che è riportato sul contenitore stesso relativamente al tipo di rifiuto accettabile.

–     Ripulire sia manualmente sia meccanicamente l’elemento da riciclare da corpi estranei e/o da sostanze sintetiche o sporcizia, prima di gettarlo negli appositi contenitori per la raccolta.

                                   ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–     Predisporre adeguati punti di raccolta nel Campus.

–     Installare macchine per il riciclo di bottiglie in alluminio : le macchinette danno un “punto premio “per ogni pezzo che viene introdotto e riciclato.

d.       Come smaltire correttamente il vetro

Il vetro è un materiale definito “pulito” perché non è prodotto con sostanze inquinanti, può essere facilmente riutilizzato e riciclato molte volte. Gettato nell’ambiente, ci rimane millenni e introdotto nei termovalorizzatori non brucia e pertanto non sprigiona energia. I rifiuti di vetro riciclabili sono generalmente rappresentati da: bottiglie, barattoli, flaconi per liquidi, vasetti in vetro. Recuperare il vetro significa risparmiare le materie prime e l’energia necessaria per la sua lavorazione. Le temperature di lavorazione dei rottami di vetro sono infatti molto più basse rispetto a quelle necessarie per lavorare la materia prima e il risparmio di combustibile è di circa un terzo. Per la fusione di una tonnellata di vetro servono 136 litri di petrolio in meno rispetto alla lavorazione della stessa quantità di materia prima. Quindi, per ogni tonnellata di vetro riciclato, solo in petrolio, se ne risparmia più di un barile pari a 158,98 litri .

                                   i.            Cosa può fare ciascuno di noi

–     Conferire i rifiuti del vetro negli appositi contenitori allestiti all’interno del Campus.

–     Non inserire nei contenitori del vetro: ceramica, porcellana e terracotta, piatti, tazzine da caffè, cristallo e vetro al piombo (ad es. specchi), vetri per finestre, lampadine, tubi al neon, contenitori etichettati come Tossici e/o Infiammabili, schermo del computer;

–     Prima di conferire il vetro negli appositi contenitori lavare le bottiglie ed i vasetti di vetro sfilando accuratamente i tappi che vanno riposti in altro specifico contenitore in base al materiale di cui sono costituiti;

                                    ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–     Potenziare la dotazione di contenitori per la raccolta del vetro presenti all’interno del Campus.

–     Studiare la possibilità di installare macchine per il riciclo di bottiglie in vetro, in modo che possano rilasciare “punti premio” per ogni pezzo che viene introdotto e riciclato.

e.       Come smaltire correttamente attrezzature e apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE)

A causa della continua innovazione delle tecnologie informatiche ed elettroniche, siamo sempre più propensi a sostituire, anche troppo frequentemente, i nostri apparecchi (PC, notebook, cellulari,etc.) con nuovi modelli sempre più performanti. Tutto ciò comporta un vertiginoso aumento dei rifiuti elettronici. Sono definiti rifiuti elettronici, RAEE, qualunque apparecchiatura elettrica o elettronica funzionante con corrente elettrica o con  pile e di cui il possessore intenda disfarsi in quanto guasta o obsoleta e dunque destinata all’abbandono. Rientrano in questa categoria di rifiuti: computer, grandi e piccoli elettrodomestici, condizionatori, apparecchiature di illuminazione, distributori automatici, etc. I principali problemi connessi a questi rifiuti derivano dalla presenza di sostanze considerate tossiche per l’ambiente, nonché dalla non biodegradabilità dei materiali di cui tali apparecchi sono costituiti. Lo smaltimento non corretto o l’abbandono di questi rifiuti è fortemente dannoso per l’ambiente  ed impedisce il recupero di materiali come rame, ferro, acciaio, alluminio, vetro e metalli vari, che possono essere riutilizzati per produrre nuovi apparecchi.

                                     i.            Cosa può fare ciascuno di noi

–     Evitare di smaltire in modo improprio gli oggetti che riportano il simbolo del bidoncino barrato, buttandoli nei rifiuti indifferenziati o dimenticandoli nei cassetti della scrivania.

–     Riconsegnare gratuitamente il rifiuto REEA direttamente al rivenditore, all’atto dell’acquisto di un apparecchio della stessa tipologia; Il rivenditore si farà carico del suo corretto smaltimento.

–     Verificare quali componenti dell’attrezzatura e dell’apparecchiatura elettrica ed elettronica si possono eventualmente smantellate e riutilizzate (es. hard disk del PC).

–     Regalare o scambiare le attrezzature e apparecchiature elettriche usate; quello che non è più utile per noi può esserlo per qualcun altro (collega, associazione, onlus, scuola, etc.).

                                    ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–     Allestire all’interno del Campus universitario un’isola ecologica, adeguatamente attrezzata e protetta, dove accatastate i materiali RAEE ingombranti.

–     Valutare l’istituzione di un apposito servizio periodico di prelievo, trasporto e smaltimento in apposite discariche.

–     Istituire una pagina web quale “vetrina virtuale” accessibile a tutti gli utenti del Politecnico e non, per favorire lo scambio tra utenti delle informazioni relative alle attrezzature e alle apparecchiature elettriche ed elettroniche non più utilizzate.

f.        Come smaltire correttamente i rifiuti ingombranti

Sono considerati rifiuti ingombranti gli arredi, i mobili, le scrivanie, i tavoli, gli imballaggi particolari e tutti gli altri oggetti e materiali che, per loro natura o dimensioni, non possono essere inseriti nei normali contenitori per la raccolta dei rifiuti,  pertanto devono essere smaltiti con procedure differenti.

                                    i.            Cosa può fare ciascuno di noi

–     Verificare quali componenti dell’ingombrante possono essere reimpiegate come materie prime secondarie, attraverso un processo di separazione delle diverse componenti materiche di cui è costituito l’ingombrante;

–     Regalare o scambiare gli ingombranti non più utilizzati: quello che non è più utile per noi può esserlo per qualcun altro (collega, associazione, onlus, scuola, etc.).

                                    ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–     Predisporre ed attrezzare adeguatamente presso il Campus universitario un’isola ecologica per lo stoccaggio dei rifiuti ingombranti.

–     Promuovere iniziative per lo scambio di rifiuti ingombranti.

–     Mettere a disposizione un numero telefonico in grado di rilasciare informazioni e/o di fornire aiuto per supportare l’utente nella raccolta, trasporto e smaltimento di questa particolare tipologia di rifiuto.

–     Allestire su web una” vetrina virtuale” dove vendere, cedere, scambiare, donare gli ingombranti non più utilizzati.

g.       Come smaltire correttamente i rifiuti pericolosi (RP)

La raccolta dei rifiuti  pericolosi (RP) non è finalizzata al loro riciclo e/o al riutilizzo, ma alla riduzione dei possibili effetti inquinanti, causati dalle sostanze in essi contenute. Per queste ragioni il loro smaltimento deve avvenire in condizioni di massima sicurezza, utilizzando varie tecniche, come l’incenerimento o l’inertizzazione, oppure mediante l’immagazzinamento a tempo indeterminato. In ambiente d’ufficio, i principali rifiuti pericolosi sono le pile e le batterie normalmente utilizzate per il funzionamento di attrezzature elettriche e piccoli elettrodomestici.

Sono inoltre rifiuti speciali o pericolosi le cartucce inkjet e laser, i nastri, i contenitori di toner e gruppi di sviluppo. Il toner in polvere e le vaschette di recupero delle fotocopiatrici sono rifiuti speciali e pericolosi, per cui il loro smaltimento è un’operazione che deve essere effettuata da personale specializzato.

                                    i.            Cosa può fare ciascuno di noi

–     Separare i prodotti e i contenitori etichettati T (tossici) e/o F (infiammabili), non più utilizzabili, dagli altri rifiuti.

–     Smaltire le cartucce inkjet e laser, i nastri, i contenitori di toner e gruppi di sviluppo, se non più ricaricabili, solamente negli appositi contenitori;

–     Fare  particolare attenzione a pile e batterie in quanto contengono mercurio, cadmio e piombo, elementi chimici che possono avere effetti nocivi sull’ambiente e sulla nostra salute, immettendoli solo negli appositi contenitori.

                                   ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–     Allestire presso il Campus universitario appositi contenitori per la raccolta differenziata di pile e di batterie esauste.

–     Sensibilizzare il personale docente  amministrativo sulla pericolosità per la salute e l’ambiente dei rifiuti speciali e tossici.

–     Convenzionarsi con ditte specializzate per la rigenerazione dei contenitori del toner e delle cartucce delle stampanti;.

–     Provvedere al coretto smaltimento delle cartucce inkjet e laser, dei nastri, dei contenitori di toner e dei gruppi di affidandosi, come disposto dalle normative in materia, a operatori autorizzati che ne gestiscano il ciclo vita, dal conferimento allo smaltimento.

5.    TRASPORTI

a.       Mobilità

                                    i.            Cosa può fare ciascuno di noi

Per venire al lavoro, utilizzare mezzi pubblici, la bici, la marcia a piedi.

–       Se proprio è necessaria l’auto, condividerla con altri che devono fare un tragitto simile e seguire queste piccole regole per ridurre i consumi, le emissioni di inquinanti e di CO2, e per contribuire alla sicurezza della strada:

–       Accelerare con dolcezza;

–       Inserire al più presto la marcia superiore;

–       Mantenere una velocità moderata e il più possibile uniforme;

–       Guidare in modo attento e morbido evitando brusche frenate e cambi di marcia inutili;

–       Spegnere il motore quando si può;

–       Cambiare l’olio al momento giusto e smaltirlo correttamente;

–       Mantenere i pneumatici in pressione;

–       Rimuovere portasci o portapacchi subito dopo l’uso e trasportare solo gli oggetti indispensabili;

–       Utilizzare i dispositivi elettrici solo per il tempo necessario.

                                   ii.            Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–       Migliorare la gestione e potenziare la flotta di bici in dotazione al Politecnico.

–       Concordare una migliore accessibilità al servizio di bike-sharing del Comune di Milano (BikeMi)

–       Migliorare o creare le condizioni di acquisto agevolato di abbonamenti ATM e TreNord;

–       Migliorare il servizio di car-pooling già disponibile per il Politecnico (su: www.carpooling.polimi.ite predisporre stalli dedicati per la sosta interna al campus.

–       Incentivare i comportamenti virtuosi nella mobilità (ad esempio implementando forme di crediti di mobilità).

b.       Sosta

                                    i.      Cosa può fare ciascuno di noi

–      Usare i parcheggi disponibili nei piani interrati in modo da lasciare liberi gli spazi in superficie.

–      Parcheggiare la propria auto solo dove è consentito: non sui prati, non sui marciapiedi, e non sui posti riservati ai disabili, alle biciclette, o alle moto.

–      Usare i parcheggi riservati a moto e bici in modo coerente con le attrezzature per la sosta.

                                    ii.      Cosa può fare o già fa l’amministrazione di ateneo

–      Migliorare e ampliare i servizi di sosta alle bici (è di maggio 2012 un significativo ampliamento degli stalli bici nelle aree interne del Politecnico), con strutture di ricovero coperte per le biciclette e con facilities per i ciclisti.

–     Garantire l’uso corretto degli spazi per la sosta dei mezzi.

–     Regolare e monitorare l’ingresso dei fornitori.